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La prevenzione è la cosa più importante nelle persone a rischio perché non esiste una cura definitiva per il linfedema.

Prevenzione

La prevenzione è la cosa più importante nelle persone a rischio perché non esiste una cura definitiva per il linfedema.

In caso di sospetto clinico si deve intervenire tempestivamente, con una diagnosi precisa e precoce e con un adeguato trattamento combinato ( fisioterapico-decongestivo) per evitare le complicanze e la irreversibilità. Il linfedema richiede la presa in carico globale e costante nel tempo da parte di una equipe riabilitativa formata da un medico specialista angiologo con particolare esperienza nel settore, da altri medici specialisti necessari, dal fisiatra, dal fisioterapista, dall'infermiere, dallo psicologo , che concorrano tutti insieme a creare un progetto di prevenzione e riabilitazione personalizzato.

Per prevenire è indispensabile conoscere le cause del linfedema.
La prevenzione può essere primaria, cioè riducendo la probabilità che insorgano disturbi in assenza di sintomi, e secondaria riducendo la durata e la diffusione del disturbo dopo che si manifestano i primi sintomi.
La prevenzione primaria è quasi mai praticabile, perché richiederebbe una valutazione prima degli eventuali interventi medici o chirurgici.
La prevenzione secondaria può attuarsi precocemente od a distanza di anni dal danno del sistema linfatico, particolarmente se legata ad intervento chirurgico per neoplasia.

Nel caso della patologia legata a malattia neoplastica , la prevenzione che si può attuare è legata:
• stadio e localizzazione della patologia neoplasica;
• tecnica chirurgica utilizzata;
• protocollo post-operatorio utilizzato;
• complicanze, incluse recidive, infezioni, fibrosi
• radioterapia

Nel mondo occidentale la causa più frequente di linfedema è quello secondario, legato principalmente alla trattamento delle patologie neoplastiche, in particolare quello legato alla terapia del tumore del seno.
Nel caso della mastectomia – ma sembra che dati simili siano legati anche alla quadrantectomia - il linfedema degli arti superiori può insorgere precocemente o tardivamente, anche a distanza di anni; l'edema inizialmente può essere modesto, freddo, senza indurimento sottocutaneo e fovea.

Successivamente per coinvolgimento articolare si può andare incontro a limitazione dei movimenti. L'andamento può essere capriccioso ; a volte l'evoluzione si ferma oppure finisce per coinvolgere tutto l'arto che diventa di aspetto "mostruoso", provocando invalidità.
La prevenzione è legata anche alla possibilità di "prevenire" le complicanze : infiammazioni, ipercheratosi, verrucosi, la formazione di fistole, ulcere, eczema, ecc.

Il dolore può complicare l'edema post-mastectomia come campanello di allarme di recidiva neoplastica, oppure legato ad una periartrite scapolo-omerale o a compressione del plesso brachiale od anche tunnel carpale; anche la trombosi venosa profonda può complicare la patologia.
Vanno sempre poi tenute in considerazione le patologie concomitanti come diabete, obesità, ipertensione arteriosa, tireopatia, ecc. che possono complicare ulteriormente il quadro.

Anche la tecnica chirurgica è determinante nella possibilità di prevenite l'edema post-mastectomia con la conservazione dei muscoli pettorali, con particolare attenzione alla sutura, per evitare raccolte siero-ematiche, ad evitare l'extrarotazione e l'abduzione delle braccia, per non ledere i vasi venosi nell'eventuale svuotamento ascellare; ecc. E' indispensabile poi nel post-operatorio prevenire le infezioni ed iniziare precocemente la mobilizzazione dell'arto.
Nel caso degli arti inferiori l'edema può insorgere dopo trattamenti per neoplasie dell'utero, della vescica o della prostata, oppure per linfomi o melanomi ; può essere precoce o tardivo; frequentemente è monolaterale e può associarsi a dolore per trombosi venosa profonda, radicoliti, cruralgie; può cronicizzare con fibrosi, papillomatosi ed elefantiasi ed anadare incontro a complicanze infettive.

Fra i fattori di rischio di scatenare il linfedema bisogna ricordare – come in parte abbiamo già visto - la terapia chirurgica ( entità dissezione; cicatrizzazione ; drenaggio insufficiente; ascessi; ecc.) e le conseguenze delle terapie adiuvanti come la radioterapia , particolarmente sulle stazioni linfonodali, o la chemioterapia.
Altro fattore di rischio di sviluppare un linfedema è rappresentato dall'aumento di peso; numerosi studi hanno mostrato che il rischio è di circa il 50% quando il BMI (indice di massa corporea) è superiore a 25, mentre è del 15 % quando il BMI è inferiore a 20 ; inoltre il volume del linfedema è maggiore quanto più il BMI è elevato.
Si raccomanda quasi sempre alle pazienti che hanno subito un intervento chirurgico al seno di evitare sforzi fisici troppo intensi e di non portare oggetti pesanti per evitare l'insorgere di linfedema degli arti superiori, ma il consiglio sembra più che altro "empirico", poichè gli studi sono contradittori; per alcuni il linfedema si era sviluppato nelle donne che avevano ridotto nettamente la loro attività fisica e che la percentuale di comparsa di linfedema non è legato al carico di lavoro.
Anche lo stadio ed il volume del tumore, particolarmente al seno, non sembrano rappresentare un fattore di rischio per la comparsa del linfedema, anche se vari autori sostengono il contrario.